Grammichele si ferma per l’addio a Ciccio Tornello

Sabato 30 novembre è stato un giorno particolare per la comunità di Grammichele. I funerali di Francesco Tornello, strappato alla vita a soli 45 anni, hanno unito una comunità in maniera spontanea e commovente. Già prima dell’inizio della cerimonia funebre erano presenti in Piazza Carafa tantissimi cittadini, e la Chiesa Madre era già colma, in attesa. Un via vai di anime che voleva rendere l’ultimo omaggio a una persona straordinaria, un cittadino amato e rispettato. Con il crescere della folla nella Chiesa, molti erano costretti a uscire. Tuttavia, l’afflusso di persone in Piazza non accennava a diminuire, creando una sorta di collegamento unanime tra la casa spirituale di Ciccio, la “Matrice“, appunto, il luogo in cui è cresciuto, ha coltivato la sua passione per l’Immacolata e i Santi Patroni e in cui è riuscito a coronare il sogno di creare la “Festa dei Santi Patroni più bella di sempre”, e “a Chiazza“, il luogo in cui ogni grammichelese si incontra, chiacchiera, si da appuntamento, in sostanza il luogo in cui ci uniamo e creiamo una comunità.

Per chi era presente è stato fin troppo semplice tirar fuori un paragone: “Sembra la Festa di San Michele, l’ultima di Ciccio“. In tanti lo hanno detto, lo hanno sussurrato al vicino, quasi tutti lo abbiamo pensato, con gli occhi lucidi di chi sa che era un ultimo saluto e non un momento di festa atteso ogni anno.

Ciccio e la sua città: un legame indissolubile

L’amore per il mio paese e la fede sono state le costanti della mia vita“: così ha scritto lo stesso Francesco in una lettera, poi letta per tutti durante i funerali da Lorenzo Cannizzo dell’Associazione dei Devoti di San Michele e Santa Caterina.
Il legame tra Francesco e la città era diventato così solido e profondo che, col passare degli anni, sembrava davvero che fosse l’unica persona di cui tutti a Grammichele si fidassero. Anche quando la vita lo aveva portato lontano, in Sardegna, per seguire la sua carriera, il suo cuore era rimasto a Grammichele. Ciccio infatti lavorava da anni come capo villaggio al Tanka Village di Notteri, in Sardegna, a 60 chilometri da Cagliari. Un luogo da sogno in cui lui era impegnato nel fare quello che sapeva fare meglio: intrattenere le persone, renderle di buon umore, farle unire e farle sentire bene. Quando aveva qualche minuto libero nelle sue frenetiche giornate, Ciccio lo dedicava all’organizzazione della successiva Festa dei Santi Patroni: ogni dettaglio era sotto il suo occhio, se c’era una piccola “crepa” nella cerimonia, c’era lui a sistemarla, e ogni anno c’era sempre un modo per migliorarla, per renderla sempre più stupefacente.

Il Tanka non era solo un luogo di lavoro, ma una vera e propria opportunità di rinascita per molti giovani di Grammichele. Grazie a Francesco Tornello, che non smetteva mai di anteporre il benessere degli altri al proprio — come ha ricordato sua sorella nella toccante lettera letta durante il funerale — tanti ragazzi hanno trovato in quel villaggio una seconda possibilità. Ciccio li accoglieva, li spronava e li aiutava a rimettersi in carreggiata dopo momenti difficili, offrendo loro non solo un lavoro, ma anche una nuova prospettiva di vita. Per alcuni, era il primo passo per ricominciare; per altri, un’occasione per seguire le orme dello stesso Ciccio, un modello di impegno, passione e generosità.

La sua personalità esplosiva e il suo amore per la teatralità non sono passati inosservati neanche al grande schermo. Francesco fu notato da Leonardo Pieraccioni, che rimase colpito dalla sua capacità di coinvolgere e intrattenere le persone. Questo lo portò a collaborare con il celebre regista e attore toscano, apparendo in diversi film.

ciccio tornello e pieraccioni

Francesco Tornello e Leonardo Pieraccioni in “Finalmente la felicità” (2011)

Questo spirito di generosità e dedizione, che Ciccio ha riversato su ogni persona che ha incontrato, era tangibile anche durante il suo ultimo saluto. Mentre i ricordi del Tanka e delle sue imprese a Grammichele si intrecciavano alle emozioni dei presenti, la folla radunata in Piazza Carafa e nella Chiesa Madre sembrava voler restituire, almeno in parte, tutto l’affetto che lui aveva donato.

La mattina del 30 novembre

La cerimonia funebre, svoltasi nella Chiesa Madre, è stata per tutti un momento di profonda commozione. Una folla sempre più numerosa si è raccolta in Piazza Carafa, colmando ogni spazio all’interno e all’esterno della Chiesa, avvolta da un silenzio quasi irreale. Il dolore condiviso dai familiari, dagli amici e da chiunque lo avesse conosciuto e stimato si è fatto sentire con forza, toccando l’anima di ogni presente. L’emozione e la voglia di esserci a tutti i costi ha portato la comunità di Grammichele a riempiere ogni centimetro libero nella Chiesa Madre, cosa che ha provocato alcuni malori tra i presenti, richiedendo persino l’intervento di un’ambulanza (per fortuna nulla di grave).

Mentre le nuvole accerchiavano dall’alto l’Esagono, è arrivato il momento più atteso ma anche più temuto da tutti. Il feretro, portato in spalla con immensa cura da alcuni Devoti dell’Associazione, sembrava sostenuto non solo dalle loro mani, ma dal cuore di un’intera comunità. Ogni passo era accompagnato da sguardi carichi di lacrime e di gratitudine, come se ognuno dei presenti stesse idealmente sorreggendo quella bara, simbolo del peso della perdita condivisa.

Ancora una volta, torna alla mente di chi scrive un parallelismo legato ai ricordi di tante feste dei Santi Patroni. Ogni 8 maggio, dalle 18 in poi, la stessa attesa carica di fervore invade Piazza Carafa, mentre la folla si accalca per assistere all’uscita trionfale dei Santi. Per anni, la nostra Redazione ha avuto l’onore di immortalare quei momenti dall’alto, grazie, ancora una volta, alla volontà di Ciccio Tornello che ci ha sempre coinvolti e ha sempre creduto in noi.

Anche stavolta abbiamo voluto salutarlo così, osservando dall’alto una scena che, pur nella sua familiarità, era profondamente diversa. Non c’era la consueta folla variopinta, chiassosa e animata dall’euforia di un momento tanto atteso. Al suo posto, un’enorme macchia scura di volti rigati dalle lacrime e mani che applaudivano con un dolore silenzioso, sussurrando un unico nome: Ciccio.

In mezzo a questo dolore immenso, come un segno di speranza e di addio, sono apparse tre colombe bianche, liberate nell’aria per rendere l’ultimo saluto al nostro amato Francesco. Una di esse, in un gesto che ha toccato profondamente tutti i presenti, si è posata delicatamente sulla bara, come se volesse accompagnarlo nel suo ultimo viaggio, testimone silenziosa di un amore che non finirà mai.

Il corteo ha poi lasciato Piazza Carlo Maria Carafa, salutando uno dei suoi figli più operosi e passionali. Lasciando un vuoto che sembra veramente incolmabile.

Il saluto ad un grande amico

Le parole semplici e splendide pronunciate dall’amico fraterno Gianfranco Viola durante il funerale sono un conforto immenso in questi giorni di lutto, un messaggio che arriva dritto al cuore di chi lo ha conosciuto. Le sue parole, intrise di affetto e di ricordi condivisi, ci accompagnano in questo difficile momento di addio, ma ci ricordano anche la bellezza dei legami che Ciccio ha lasciato dietro di sé.

Ciao amico di mille avventure, ne abbiamo fatte tante, e ne dobbiamo fare ancora moltissime. Voglio dire semplicemente tre cose.
La prima cosa è dirti grazie, grazie a nome mio, grazie a nome della città, grazie a nome dei Carusi.
La seconda cosa è dirti scusa. Abbiamo sbagliato, non ci siamo capiti.
La terza cosa è chiederti di pregare, prima di tutto per la tua famiglia, per la compagnia teatrale, per i devoti, per tutti i bambini che hai voluto bene. Mi dispiace che non invecchieremo insieme, dovrò farlo da solo, senza di te. Tu resterai sempre giovane nel mio cuore e nei cuori di quelli che ti hanno voluto bene. W Maria.

Queste parole, piene di sincerità, sono un tributo all’amico che ci ha lasciato, ma anche un invito a non dimenticare mai la sua luce. Ciccio non è più con noi fisicamente, ma la sua energia, il suo sorriso, la sua passione per la vita continueranno a vivere nel ricordo di chi l’ha amato. In questi giorni di dolore, ci confortano e ci spronano a portare avanti la sua eredità di generosità e di amore per gli altri. E come ha detto Gianfranco, anche se non invecchieremo insieme, Ciccio rimarrà sempre giovane nei nostri cuori.

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