La Sicilia, rinomata per la sua fertilità agricola, è ora teatro di una crisi senza precedenti nel settore cerealicolo a causa di una devastante siccità che ha colpito l’isola nel corso degli ultimi anni. Le conseguenze di questa crisi idrica si sono fatte sempre più evidenti, portando gravi ripercussioni non solo sull’agricoltura, ma anche sull’intero tessuto socio-economico della regione.
Secondo i dati forniti dall’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (ANBI), la Sicilia è stata colpita in modo particolarmente grave dalla siccità, con una diminuzione significativa delle precipitazioni, soprattutto nella seconda metà del 2023. In questo periodo, l’ammanco complessivo di pioggia è stato di circa 220 mm, con alcuni luoghi che hanno registrato un deficit del 96% delle precipitazioni. Questa situazione ha portato la Sicilia a essere l’unica regione d’Italia e tra le poche d’Europa a trovarsi in zona rossa per carenza di risorse idriche.
Le alte temperature anomale e la mancanza di piogge hanno compromesso gravemente i raccolti cerealicoli, in particolare il grano duro, portandolo al punto di non ritorno. Secondo quanto riportato dall’ANBI, la siccità diffusa che ha colpito l’Italia negli ultimi due anni è stata causata da una circolazione atmosferica “bloccata” a livello mediterraneo, che ha impedito alle perturbazioni atlantiche di raggiungere la Penisola.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla diminuzione dei volumi d’acqua negli invasi, che ha reso impossibile una regolare irrigazione dei terreni agricoli per compensare la mancanza di piogge. Senza le necessarie riserve d’acqua, i terreni sono diventati aridi e privi di vegetazione, trasformandosi in aree simili a deserti o steppe, come evidenziato dalle immagini satellitari del programma europeo Copernicus.
Questa crisi idrica ha avuto un impatto devastante sul settore cerealicolo siciliano. La contrazione del 10% delle semine è solo la punta dell’iceberg di una crisi che minaccia di compromettere la sicurezza alimentare e l’economia dell’intera regione. I coltivatori si trovano ad affrontare gravi perdite economiche, mentre l’intera filiera agricola rischia di subire conseguenze irreversibili.
Il governo regionale, guidato dal governatore Renato Schifani, ha dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa il 9 febbraio 2024, ma le misure adottate finora sembrano essere insufficienti a fronteggiare una crisi di tale portata.
In questo contesto, diventa urgente adottare misure efficaci per affrontare la crisi idrica in Sicilia e proteggere il settore cerealicolo e l’intera agricoltura regionale. È necessario investire in infrastrutture idriche e tecnologie agricole avanzate per garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Solo attraverso un impegno congiunto delle istituzioni, degli agricoltori e della comunità nel suo insieme sarà possibile superare questa sfida e costruire un futuro più resiliente per la Sicilia.
Anche nel nostro territorio, la grave crisi idrica ha coinvolto diverse produzioni cerealicole, a cui fanno eco il grido di aiuto lanciato da molti imprenditori agricoli; abbiamo raccolto la testimonianza di Francesco Zaccaria, imprenditore agricolo grammichelese.
di Santo Saimbene