Carlo Maria Carafa, Principe di Butera (e con una lista di titoli nobiliari assai ben più lunga), (Castelvetere – oggi Caulonia -, 22 febbraio 1651 – Mazzarino, 1º giugno 1695), fu un personaggio di spicco del Seicento siciliano.
Politico, filosofo, scienziato, erudito, scrittore, umanista e mecenate, possedeva una profonda cultura gesuitica e una mente eclettica. Noto per la sua importante carriera politica, ereditò il titolo di Principe della Roccella nel 1671 e divenne Primo dei Pari di Sicilia e Presidente del Parlamento siciliano nel 1676 per poi presiederlo nuovamente nel 1690. Capo riconosciuto del partito spagnolo, si distinse per il suo senso di responsabilità e il suo impegno nel riordinare la legislazione dei suoi Stati.
Nel 1674 si sposa con la cugina Isabella D’Avalos, ma non rimane prole dall’unione dei due nobili, se non una figlia morta giovanissima.
L’eredità intellettuale di Carlo Maria Carafa rappresenta un esempio di come il binomio tra nobiltà e cultura possa essere fecondo e proficuo, il principe Carafa è noto anche nell’impegno letterario, grazie anche alla scrittura di diverse opere, tra cui l’Exemplar orologiorum solarium civilium, un trattato di gnomonica, tema molto caro al principe, e le Opere politico-cristiane, in cui contrappone la morale alla ragion di stato machiavelliana.
Nonostante il principe sia considerabile un uomo di scienza, egli era profondamente religioso, promosse la costruzione di chiese e conventi e fondò il Collegio dei Gesuiti a Mazzarino.
Nota ovviamente a tutti, la sua opera più importante fu la fondazione di Grammichele, città ex novo progettata dopo il terremoto della val di Noto del 1693. La pianta esagonale riflette la sua cultura e il suo interesse per la geometria, mentre l’ampiezza della piazza e degli spazi verdi rivela la sua attenzione al benessere dei cittadini. Per questo motivo la piazza esagonale al centro della città prende proprio il nome del nobile che salvò i profughi di Occhiolà dal terribile terremoto e diede loro una nuova casa, a distanza di 3 mesi dall’incredibile tragedia.
Il principe, nonostante amasse ricchezza e prestigio, si teneva lontano dagli onori di corte, preferendo vivere gli ultimi anni nel feudo di Mazzarino. Morì lì, nel giugno del 1695, a soli 44 anni, senza più fare ritorno nella città che progettò con tanto fervore.
Proprio vicino al centro della Piazza oggi sorge un monumento che vuole elogiare l’amore di Carafa per la conoscenza. L’autore è lo scultore Paolo Guarrera, che ha voluto rappresentare il fondatore mentre, scendendo la scalinata, giunge al cuore della città. Osservando i particolari della statua si può notare che la gamba sinistra sembra volta verso Occhiolà seguita dal vuoto che ha lasciato il terremoto e che rappresenta il passato che non può più tornare, mentre la gamba destra è già protesa verso la discesa della nuova città, che rappresenta il nuovo futuro. Ai piedi della scala è incastonata una targa in bronzo recante l’editto che il Principe pronunziò in occasione della posa della prima pietra.