Il ricordo di Occhiolà protagonista, nel 331° anniversario del Terremoto del 1693

L’11 gennaio è una data campale nella storia di Grammichele, perché ne scrive appieno il proprio inizio, tragicamente segnato però dalla fine di Occhiolà. In occasione del 331esimo anniversario del Terremoto del Val di Noto, che distrusse una buona parte della Sicilia orientale ma, soprattutto, distrusse Occhiolà, è stata organizzata una conferenza nella sala consiliare del palazzo comunale della città.

A fare gli onori di casa il Sindaco Pippo Greco che ha introdotto brevemente parlando di come “I ricordi e le radici ci indichino da dove veniamo e dove dovremmo andare”, per poi lasciare spazio al professore Saverio Amato e al professore Giuseppe Palermo, che hanno diviso l’onore di raccontare Occhiolà, antenata di Grammichele, e la sua tragica fine.

amato palermoIl professore Amato ha parlato della storia di Occhiolà e dei recenti studi effettuati per provare a conoscere qualcosa in più sulla cittadina. Occhiolà, detta infelice perché distrutta, ma anche dimenticata perché fino ad una quarantina di anni fa non c’era nessun interesse nei confronti del sito archeologico.
Dimenticata perché prima dell’opera scritta da Giovanni Gianformaggio nessuno conosceva Occhiolà, probabilmente incompresa e quando Paolo Orsi aveva scoperto la piccola città greca vicina ad Occhiolà (che chiamiamo Eketla) erroneamente si è fatta confusione. Amato ha parlato dei suoi studi per scoprire le origini della città, e studiando diversi documenti riguardanti la diocesi di Siracusa (alla quale Occhiolà apparteneva) ha stimato la propria fondazione sicuramente dopo il 1183 e prima del 1282.

Amato ha infine accompagnato gli astanti attraverso un racconto di una passeggiata nella Occhiolà dei tempi, come un vero e proprio tour a distanza di tempo e di luogo.

Il professore Giuseppe Palermo ha raccontato soprattutto la tragica giornata dell’11 gennaio 1693. Da venerdì 9 gennaio, quando arriva la prima scossa di terremoto che spaventa gli occhiolesi e crea danni a diversi edifici religiosi per poi passare al giorno dopo, 10 gennaio, si fa la conta dei danni senza sapere che la tragedia più grande è in arrivo, il giorno dopo, l’11 gennaio, quando si decise di accentrare la popolazione per pregare all’interno della Chiesa di San Leonardo e del convento dell’Immacolata, “a vintunura” alle 14, arriva la scossa definitiva che rade al suolo Occhiolá e uccide più di metà della popolazione.

Un racconto emozionante e sentito, un tuffo in un passato remoto che però ci appartiene più che mai.

evento 11 gennaio occhiolaAlla conferenza hanno partecipato diversi cittadini ed anche un piccolo gruppo di ospiti della Società Cooperativa sociale SAI Iride, un modo anche per loro per conoscere meglio la storia e il contesto culturale della città in cui adesso vivono e vengono accolti.

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