Il 9 maggio di ogni anno si celebra l’anniversario della morte di Aldo Moro e Peppino Impastato, due figure fondamentali nella lotta per la libertà e la democrazia in Italia. La loro morte è stata causata da eventi diversi ma accomunati dalla violenza e dall’ingiustizia.
Aldo Moro, uno dei politici più importanti dell’Italia del dopoguerra, fu rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978. La sua prigionia durò 55 giorni, durante i quali il governo italiano cercò di negoziare la sua liberazione. Ma le trattative fallirono e il 9 maggio di quell’anno Moro fu ucciso dai suoi rapitori. La sua morte rappresentò un duro colpo per l’Italia e per la sua democrazia. Moro era un politico che aveva lavorato per promuovere il dialogo tra le diverse forze politiche e sociali del paese, cercando di superare le divisioni ideologiche che avevano caratterizzato la storia italiana. La sua uccisione fu un attacco alla libertà e alla democrazia che il paese aveva cercato di costruire.
Peppino Impastato, invece, fu un attivista antimafia che lottò contro la criminalità organizzata in Sicilia. Impastato era nato in una famiglia di mafiosi, ma decise di ribellarsi all’influenza della mafia sulla sua comunità. Nel 1978, Impastato fu ucciso dalla mafia per la sua attività di denuncia. La sua morte fu un segnale della forza e della violenza con cui la mafia cercava di mantenere il proprio potere nella società italiana.
Le morti di Aldo Moro e Peppino Impastato rappresentano due eventi tragici nella storia italiana, eventi che possono sembrare lontani, ma a distanza di 45 anni sono più che mai attuali. La società continua ancora a lottare, incessantemente, contro l’ingiustizia e la violenza che hanno colpito Aldo Moro e Peppino Impastato, e la loro memoria ricorda come lottare per la giustizia sia essenziale.