La Chiesa Madre di Grammichele, dedicata ai santi patroni Michele e Caterina, si affaccia sul salotto della città, Piazza Carlo Maria Carafa, e ne rappresenta un gioiello dal punto di vista architettonico, e non solo. Fu Andrea Amato, architetto e scultore messinese, a progettarla, e nei primi anni, quelli cruciali, fu Onofrio Grosso, il capomastro. La prima pietra fu posta nel 1724, anche se la città fu fondata nel 1693 e l’inaugurazione della chiesa avvenne nel 1757 (si legge sul portale laterale della Matrice, che dà sul Corso Roma), i lavori di completamento e di abbellimento finirono nel 1798.
Carlo Sada (stesso architetto del Palazzo Comunale di Grammichele) nel 1899 modificò la chiesa, trasportando l’orologio con le campane sul Palazzo Comunale. Il terremoto del 13 dicembre 1990 provocò numerosi danni, così la “Matrice” è rimasta chiuso al culto per diversi anni, in particolare si ricorda il periodo che va dal 11 febbraio 2004 al 18 dicembre 2011. Gli ultimi restauri, eseguiti appunto in questo periodo, hanno riportato la Chiesa Madre allo stato originario, all’esterno e all’interno. La Chiesa è stata riaperta il 19 dicembre 2011.
La chiesa è costruita in stile tarbo barocco, la facciata presenta tre ordini, a carattere ascensionale, all’interno la chiesa ha una tipica disposizione a croce latina e a 3 navate. Particolarmente d’impatto è la cupola alta 39 metri dal pavimento della chiesa.
Sulla porta laterale che da su Corso Roma si può leggere la data di inaugurazione della chiesa: “E’ santo questo luogo, in cui il sacerdote prega per i peccati del popolo – 1757”.
All’interno della chiesa si nota il grande organo a canne, costruito nel 1765 da Giuseppe Platania, di Acireale.
La Chiesa Madre possiede dipinti che si trovavano già ad Occhiolà prima del terremoto del 1693, ed altre tele create apposta per la chiesa. Sulla navata destra troviamo in 4 diversi altari:
– Il Martirio di Santa Lucia, da attribuire ad un autore del ‘600 ignoto;
– San Nicola di Bari e il figlio del nobile fatto prigioniero, anch’esso di autore ignoto;
– La Madonna del Carmelo e San Simone Stock che intercede per le Anime del Purgatorio, dipinto per la nuova chiesa madre nella prima metà del Settecento;
– San Michele Arcangelo, tela dipinta anch’essa per la nuova chiesa madre, quindi intorno alla prima metà del Settecento.
Mentre sulla navata sinistra troviamo:
– La disputa di S.Caterina con i filosofi, regalata agli Occhiolesi dal Principe Branciforte nel 1618, quindi trasportata dall’antica Occhiolà, di autore ignoto;
– Una tela dedicata alla Madonna del Rosario, di autore siciliano, risalente alla seconda metà del Settecento;
– Transito di S.Giuseppe, tela trasportata da Occhiolà, risalente alla seconda metà del ‘600;
– Al posto dell’ultima cappella troviamo la fonte battesimale, realizzato sempre nel Settecento, e durante il restauro del 2004 è stato scoperto un affresco antico con le figure di Gesù e San Giovanni Battista.
La Chiesa Madre possiede dipinti del ‘600 e del ‘700 fra i quali si trovano quelli di S. Caterina d’Alessandria (proveniente da Occhiolà) e della Madonna del Rosario. La dedica della chiesa a S. Michele Arcangelo è legata al fatto che, all’epoca della fondazione, venne introdotto il culto di Michele quale protettore dai terremoti. Al suo interno si possono anche ammirare: la maestosa cupola istoriata, gli altari marmorei finemente decorati e il prospetto originale, disegnato dall’architetto Carlo Sada. (sicilie.it)
Vetrata artistica donata dalla sig.na Luigina Cucuzza nel 1986, che raffigura San Michele (patrono della città) che con la spada trafigge il drago ed alza in alto il vessillo della vittoria.