All’interno del Palazzo Comunale ha sede il Museo Civico di Grammichele.
Il Museo raccoglie il materiale proveniente dalle campagne di scavo condotte prima sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica di Siracusa e dal 1987 sotto quella della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Catania.
E’ il 1891 quando avviene la scoperta casuale di una necropoli di periodo tardo-ellenistico-romano in contrada Piano Croce e da allorale ricerche per l’antico borgo medievale di Occhiolà si sono intensificate, suscitando anche l’interesse dell’archeologo Paolo Orsi che condurrà brevi ma sistematiche indagini nell’area, portando alla luce i resti di antiche culture esistenti prima del borgo medievale. Alcuni oggetti, oggi, trovano posto all’interno del Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa, nell’apposita sezione dedicata a Grammichele, ma la maggior parte del materiale rinvenuto è stato inserito all’interno del Museo Civico di Grammichele. Il Museo è composto da diversi ambienti che rispettano l’ordine cronologico della stratificazione del territorio interessato.
Nella sala d’ingresso vi sono alcuni pannelli che descrivono le varie campagne di scavo condotte a Terravecchia; inoltre è esposto un capitello eolico riutilizzato come chiusino per una tomba greco-arcaica della necropoli in Contrada Casa Cantoniera.
All’interno della stanza seguente è esposta una copia di uno degli oggetti più importanti ritrovati si tratta di un cratere laconico a figure, datato al 570-560 a.C. e attribuito al “Pittore del cratere di Grammichele”; il vaso è decorato su un lato con una scena di combattimento fra due soldati e sull’altro una cavalcata di due fanciulli nudi, seguita da cani e uccelli in volo lungo la scena. L’originale si trova nel Museo Archeologico di Siracusa. Tra i vari rinvenimenti custoditi al Museo di Siracusa ci sono anche: una statua fittile di divinità seduta in trono, una serie di statuette votive di terracotta fra cui una testina con capelli a ciocche ondulate coperti da un manto e raccolti sulla nuca da uno chignon con tracce di policromia che doveva ravvivare le statuette, e il frammento di un grande busto fittile rappresentante Demetra con il polos.
Si trovano in mostra, nella stessa sala, oggetti appartenenti a un insediamento datato al X secolo a.C., tra cuiun coltellino foliato di ferro con tracce di un manico in osso, varie tipologie di fibule, un rocchetto e alcuni vasi di ceramica con decorazione piumata. Vi è inoltre l’esposizione di tre deposizioni che fanno vivere al visitatore il momento del rinvenimento archeologico attraverso i resti di tre figure femminili con i loro corredi funerari all’interno dei pithoi; tra gli oggetti di corredo vi è il calcofono, una collana indossata dalle donne che svolgeva la funzione di strumento musicale quando queste accompagnavano con movimenti di danza riti legati certamente ad un aspetto religioso.
Nelle due sale a seguire sono esposti oggetti di un periodo successivo, risalenti circa al VI secolo a.C. In una sala si trovano oggetti di uso comune come pesi da telaio, oscilla fittile, lucerne e frammenti di anfore da trasporto con i bolli di fabbricazione, a testimonianza di attività quotidiane a cui erano dediti gli abitanti del luogo come la tessitura e la realizzazione di vasellame da trasporto. Nell’altra sala vi sono i resti di corredi funerari della necropoli di Terravecchia in Contrada Casa Cantoniera. Tra gli oggetti di particolare interesse vi sono due kylikesattiche ad occhioni: nella prima al centro è raffigurato un Satiro che rapisce una menade e la stessa scena si ripete sull’altro lato; nella seconda al centro è rappresentato un giovane a cavallo. Oltre a queste due kylikes, altre due sono state rinvenute a vernice nera, anch’esse di chiara produzione attica, sulle quali sono graffite due iscrizioni in alfabeto greco delle colonie.
I corredi mostrano la presenza non sono di vasellame di matrice greca, ma anche di materiale indigeno costituito da vasi con motivi decorati basilari.
Tra i vari resti vi è anche un frammento rappresentante un fanciullo di tarda età ellenistica, rinvenuto all’interno di una cisterna insieme a resti di blocchi architettonici, che doveva costituire parte di una decorazione di un edificio rilevante.
Al secondo piano del Palazzo Comunale si trova un’altra sala del Museo Civico, dove è esposto materiale appartenente al borgo medievale di Occhiolà, fra cui vasi in maiolica del XV- XIV secolo con decorazioni a motivi vegetali nella tecnica del blu cobalto, prodotti nelle botteghe artigiane di Caltagirone. All’interno della sala sono custoditi resti portati alla luce nell’ultima campagna di scavo, e si tratta di alcune statuine di terracotta pertinenti ad un presepe che al momento del terremoto non era stato scomposto. Inoltre, ad arricchire, è la collocazione della lastra di ardesia che mostra il progetto urbanistico della città di Grammichele voluto dal Principe Carlo Maria Carafa.
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