Dopo l’exploit di pubblico e il successo di critica riscosso a Roma, Salvatore Massimo Fazio, il noto e controverso filosofo catanese, approda nuovamente in terra etnea e organizza un nuovo appuntamento per esporre il suo pensiero sull’esistenza, custodito nella nuova opera “Regressione Suicida – Dell’abbandono disperato di Emil Cioran e Manlio Sgalambro” (Bonfirraro Editore).
Il nuovo incontro è previsto a Grammichele, sabato 10 dicembre, ore 18, presso Central Bar, in piazza Carlo Maria Carafa: qui l’autore si troverà in compagnia di Marco Pitrella e Enzo Cannizzo, tutti e tre coinvolti in una chiacchierata tra filosofia, mente e misticismo nell’eterno dilemma concernente la vera realtà dell’uomo.
A cinque anni dal successo di Insonnie, l’eclettico scrittore Salvatore Massimo Fazio, ha nuovamente il coraggio di spalancare il suo universo emotivo – emerso con l’omonima malattia che sfibra la mente e il corpo – a un lettore assetato di conoscenza: nelle pagine del nuovo saggio, partendo dalla sinéité in Cioran e procedendo col terrore in Sgalambro, si effettua una seduta chirurgica, volta a sezionare la stupidità dell’uomo per ricompattarla, trasformandola in un’unica azione possibile: regredire nel concetto di suicidio.
C’è, insomma, tutto Salvatore Massimo Fazio in questo libro: c’è il confronto, acceso e irripetibile, tra due mostri sacri della filosofia esistenzialista che ne hanno inevitabilmente influenzato la vita e il pensiero: un’imperdibile discussione a distanza nel tempo e nello spazio tra le istanze cognitive del primo, di origini romene, di cui Fazio sottolinea il lirismo che diventa lo stile espressivo del suo filosofare, e il siciliano Manlio Sgalambro, che è il filosofo pessimista, nichilista – o «tuttista» come preferisce lui – ma anche lo chansonnier ironico vecchio stile che swinga e induce al sorriso, autore delle liriche più belle, passate alla storia della musica italiana attraverso la voce di Franco Battiato.
E c’è tutta la sua pars costruens in un tentativo di gettare definitivamente le istante epistemologiche del suo pensiero, il nichilismo cognitivo, allontanandosi così dai padri che negavano l’esistenza della realtà e di ogni valori, fornendo così, a dispetto del titolo, che ai più può sembrare inquietante o irreparabilmente distopico, un messaggio di speranza: la regressione è un atto positivo di accettazione.
E, dunque, la domanda sorge spontanea: mentre finge di raccontarli in maniera critica, Cioran e Sgalambro, con tutto l’orrore e la disperazione che gli hanno procurato, lasciandolo “insonne”, Fazio ha raggiunto la maturità per “mangiarsi” i suoi maestri?
L’ufficio stampa