A partire dal 1° gennaio 2024, l’Azienda Siciliana Trasporti (Ast) sospenderà i servizi di trasporto urbano in alcuni centri medio-grandi della Sicilia. La decisione, comunicata a numerosi sindaci, è stata presa a causa delle ingenti perdite registrate dal servizio urbano nel 2022.
A Caltagirone, ad esempio, la perdita è stata di 267mila euro. Ad Augusta di 48mila euro, a Gela di 450mila euro. In queste città, quindi, dal prossimo anno non ci saranno più autobus urbani. I Comuni dovranno attrezzarsi per conto proprio, mettendo a bando le tratte scoperte e coinvolgendo quindi le autolinee private.
La decisione dell’Ast ha suscitato preoccupazione tra i sindacati e gli utenti. La Cisal, in particolare, ha denunciato una “perenne e costante carenza di autobus” e una “atavica mancanza di controllori”. Il sindacato ha anche chiesto un’audizione alle commissioni Bilancio e Trasporti dell’Ars per chiarire il futuro dei 525 dipendenti dell’Ast e dei 176 lavoratori interinali. Il problema dei trasporti pubblici in Sicilia è particolarmente grave nelle aree interne.
Solo ieri, ad esempio, sono state cinque le tratte sospese nel Messinese, otto nel Ragusano, 14 nel Catanese. Nella giornata di oggi (24 novembre) tantissime le corse posticipate e ancora sospese. Il deputato dem Fabio Venezia ha presentato un’interrogazione all’Ars per chiedere al governo regionale di intervenire.
Non è ancora chiaro se la recente interruzione dei servizi urbani gestiti da Ast sia legata ai rumors che vorrebbero la trasformazione dell’azienda in una società house (una società interamente partecipata da un’altra società, solitamente una pubblica amministrazione). Se i rumors dovessero rivelarsi fondati, tuttavia, la decisione sarebbe quella di accogliere investitori privati per gestire almeno alcune delle rotte precedentemente gestite da Ast.
Attraverso un comunicato stampa, l’Associazione dei sindacati regionali della Faisa Cisal, si è espressa in relazione alla vicenda: “La Partecipata Regionale, proprio per la sua peculiare valenza sociale e la missione per la quale è stata istituita nell’ambito del TPL in Sicilia, non dovrebbe subire ridimensionamenti di sorta, come di fatto sta accadendo, in maniera ingiustificata, ‘rilasciando i Servizi Urbani dei Comuni’ fin qui esercitati a favore delle Imprese private a far data dall’1 gennaio 2024 (vedi quanto già avvenuto con il servizio urbano nella città di Siracusa).
Ci si chiede quindi, secondo logica imprenditoriale, se sarebbe mai possibile investire risorse economiche ed umane per un servizio a perdere? Tanto basta per dimostrare che contrariamente a quanto vuole sostenersi, i servizi Urbani, non sono antieconomici, anzi, tutt’altro, bisogna vedere poi come gli ‘stessi’ vengono gestiti e organizzati da parte di chi li esercita.
Purtroppo i Servizi Urbani esercitati da Ast Spa, a causa di una perenne e costante carenza di Autobus, oltre che per un’atavica mancanza di personale da poter utilizzare nella verifica titoli di viaggio, ha lasciato a desiderare in termini di efficienza e puntualità del servizio reso all’utenza, con l’aggravante di aver riportato una pesante perdita di introiti a scapito delle casse aziendali, dove ad acuire la situazione, indubbiamente, ha concorso il continuo inadempimento dei Comuni beneficiari, in ordine al mancato pagamento di fatture, relative agli anni pregressi per il servizio Urbano esercitato da Ast SPA.
Quindi, l’equilibrio di gestione dei Servizi urbani resi dalla Società Partecipata Regionale a favore delle Amministrazioni Comunali, considerato in ‘perdita‘ da parte della Ragioneria Generale della Regione, sulla scorta degli OSP imposti ex art. 5, comma 5, Reg. 1370/2007, non tiene conto delle sopraelencate criticità. In buona sostanza, un ragionamento estremizzato e surrettizio, finalizzato a voler giustificare il rilascio dei servizi urbani a favore delle Società private, il tutto, anche e soprattutto a discapito dei livelli occupazionali e del destino lavorativo incerto dell’attuale forza lavoro.
Peraltro, dopo l’avvenuta adozione da parte del CdA di Ast Spa dei bilanci 2021, 2022 e semestrale 2023 e nelle more dell’approvazione degli stessi da parte del Governo Regionale, il redigendo Piano Industriale aziendale, una volta definito e sottoposto al vaglio degli Assessorati Regionali competenti, ‘condicio sine qua non’ per l’eventuale ‘ricapitalizzazione’ , sarebbe stato ed è lo strumento più adatto tramite il quale poter affrontare e discutere questioni di vitale importanza per la continuità aziendale, quali: Organigramma e Organico Aziendale, assunzione di personale, eventuale trasformazione Societaria, mantenimento o meno dei Servi Urbani etc.
La politica Regionale, senza ulteriore indugio, dovrebbe indurre chi di competenza, al ragionamento e pretendere un tavolo di confronto serrato, sano e costruttivo fra le forze sociali rappresentative, la Governance aziendale, Assessorati Regionali competenti e Commissioni Legislative ARS“, concludono i sindacati.