DAL QUOTIDIANO “LA SICILIA” DEL 15 MARZO 2015 A FIRMA DI MARIELLA CARUSO.
«Mi sono ribellato alla Grande distribuzione» – «Dalla vendita diretta maggiori guadagni»
Cambiare approccio al proprio lavoro dopo decenni di routine non è una cosa semplice. Ci vuole molto coraggio e anche un pizzico di sana inconscienza. Angelo Amore, agricoltore di grammichele, questo coraggio l’ha avuto. Un bel giorno della sua vita ha detto basta ai meccanismi della vendita al mercato ortofrutticolo e alla grande distribuzione e ha deciso di organizzare per conto proprio la vendita dei suoi prodotti per poter ottenere la giusta retribuzione del suo lavoro.
«È stato un rischio e ammetto che, all’inizio, la paura è stata davvero tanta. Ma non ne potevo più di non ricavare dal mio lavoro il necessario per vivere», ci racconta. Così il signor Angelo, già coltivatore biologico, sette anni fa ha mollato i suoi clienti storici, si è messo in cooperativa con altri nove agricoltori e trasformatori – disseminati nella zona orientale della Sicilia: da Acireale a Siracusa, da Bronte a Scordia fino ad Acate – e ha puntato tutto sulla vendita diretta e sui gruppi di acquisto solidale.
«Con altri agricoltori abbiamo abbiamo fondato la cooperativa Albero del Paradiso – continua il racconto mentre prepara bicchieri e bicchieri di spremuta di arance moro e tarocco a “Fa’ la cosa giusta” – e con la forza del gruppo abbiamo bussato alle porte di alcuni Gruppi di acquisto. Poi abbiamo aderito all’associazione Siqillyah, una realtà siciliana che aggrega chi vuol seguire questo percorso».
Questo è accaduto sette anni fa. Da allora le paure del signor Angelo sono via via scemate e le sue vendite si sono impennate, tanto da non riuscire a far fronte a tutte le richieste, grazie alla fiducia dei consumatori. «Una cosa è vendere a chi poi commercializza, un’altra è farlo a qualcuno che apprezza il tuo lavoro. Io coltivavo arance e, alla fine, anche se la mia produzione era biologica il prezzo di vendita che spuntavo bastava a malapena a coprire le spese di produzione», sottolinea. «Oggi chi compra le mie arance lo fa a un prezzo onesto che ripaga il mio lavoro e io ho la soddisfazione che il cliente torna perché apprezza la qualità del mio prodotto. Le mie vendite non sono più legate alla lotta al ribasso dei prezzi della distribuzione nei grandi supermercati, pur biologici che erano», spiega. Ma c’è di più. «Negli anni ho diversificato la produzione, adesso coltivo anche pomodori in serra e ortaggi in campo aperto», puntualizza Amore. «Col pomodoro c’è voluto un po’ di tempo per ingranare: chi compra prodotti biologici attraverso i gruppi di acquisto è molto attento alla stagionalità e io coltivo pomodoro in serra tutto l’anno», racconta. Ma anche in questo caso la conoscenza diretta del coltivatore e delle sue pratiche di lavorazione ha aiutato Angelo. «Chi all’inizio era diffidente, pian piano ha cambiato idea e adesso il mio problema non è più la paura di non farcela, ma la carenza di produzione rispetto alle richieste dei clienti».
Un cambio completo di prospettiva che Angelo Amore auspica che possano fare anche altri produttori. «Non nego di aver faticato nei primi anni dopo la mia “ribellione” – sottolinea -, ma è stata una sofferenza a fin di bene. Spezzare quelle catene che sottostimano il lavoro del contadino è necessario per poter cambiare le cose».