L’associazione SiciliaAntica della sezione di Grammichele ha organizzato, domenica 5 settembre 2021 presso il santuario Santa Maria Maggiore del Piano, una conferenza dedicata allo stemma individuale del principe Carlo Maria Carafa, lo storico fondatore della città esagonale. Relatore dell’evento, il prof. Nicolò Maggio, dottorando presso l’Università di Messina appassionato di araldica, accompagnato e coadiuvato dal moderatore il Prof. Raffaele Manduca, docente di storia moderna presso lo stesso Ateneo.
Un attento studio della lastra di ardesia, su cui Fra Michele La Ferla incise la pianta esagonale di Grammichele, ha raccontato la presidente di SiciliAntica, Loredana Fragapane, l’ha indotta ad approfondire l’origine e la struttura dello stemma individuale di Carlo Maria Carafa. Il blasone, posto nell’angolo in alto a sinistra della lastra, fu utilizzato dal principe in molteplici dei suoi scritti e nel corso del tempo subiva continui cambiamenti sia nei colori che nelle figure. A questa osservazione è seguita un’accurata analisi legata alla simbologia delle immagini, dei segni, dei colori dello stemma e al loro significato. L’emblema è suddiviso in 12 spazi, in cui sono riportati gli stemmi di casate imparentate con il principe.
La proiezione di un video realizzato dagli studenti dell’Università di Messina guidati dal prof. Raffaele Manduca, ha catalizzato l’attenzione dell’uditorio. Il filmato ripercorre i principali aspetti e i momenti più salienti della vita del Principe, evidenziando quanto le concezioni religiose e filosofiche del Carafa abbiano influenzato e determinato il progetto di ricostruzione che si è poi tradotto nella creazione della perfetta e geometrica pianta di Grammichele.
Il professore Manduca, nell’introdurre la ricerca del dottor Maggio, si è soffermato sul concetto che ha definito il “mito delle origini”. Infatti diversamente da quanto siamo portati a pensare, pur riconoscendo lo spessore e il ruolo decisivo rivestito dal principe, da storico ha precisato l’importanza di non considerarlo solo come una figura straordinaria e incontestabile. Infatti la creazione di una nuova città rientrava sicuramente tra le sue ambizioni di latifondista, non rappresentava solo un’ opera di bene nei confronti dei terremotati, ma derivava certamente anche dal desiderio di ampliamento dei propri feudi. Il professore ha concluso l’intervento invitando pertanto, coloro che si cimentano in ricerche sulla figura del principe, a indagare maggiormente su aspetti meno idealizzati, ma più vicini alla verità storica.
Infine ha preso la parola il relatore, il Prof. Nicolò Maggio, che ha presentato il caso studio della conferenza. Partendo da un excursus sulle origini della famiglia del Carafa ha ricostruito l’evolversi dello stemma fino a giungere a quello dei Carafa della Spina, caratterizzato appunto dalla spina collocata in diagonale. Ha proseguito esaminando i singoli stemmi che campeggiano all’interno del blasone individuale, illustrando con estrema accuratezza, i motti, la storia, il mutamento di colori e figure e le imprese.
Il numeroso pubblico presente ha seguito la presentazione con interesse e si è espresso con un sincero applauso.