Riceviamo e pubblichiamo: sul caso della riaperture delle scuole di Grammichele, è giusto precisare che..

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:

Buongiorno, sono Roberto Palumbo, ci siamo conosciuti il giorno 14 settembre per il mio intervento, durante la manifestazione della riapertura delle scuole. Vi invio questa lettera, cosciente del fatto che la vostra redazione da spazio ai cittadini, offrendo un servizio di divulgazione utile alla comunità grammichelese . La mia missiva, non è un attacco alle istituzioni, ha l’intenzione di essere uno spunto di riflessione su quanto accaduto. Vi sarei molto grato, se potreste specificarlo anche voi quando la pubblicherete
.  Cordiali Saluti
prof. Roberto Palumbo

Buongiorno.
Cari neo concittadini sono Roberto Palumbo. Da qualche mese vivo a Grammichele, anche se sporadicamente negli ultimi dieci anni, durante le festività o per altre occasioni, piacevolmente, sono stato ospite della comunità grammichelese, perché sono sposato con una grammichelese.
Innanzitutto, vorrei chiedere scusa se con la mia dichiarazione del 14 settembre ho offeso qualcuno, non era mia intenzione. Il sentimento che mi ha guidato in quel momento è sano e genuino figlio dell’amore che provo per l’istruzione. Essendo un insegnante, ho sentito il dovere e l’obbligo di intervenire.
Sinceramente non concordo con le accuse mosse verso i docenti, perché chi abbraccia questa professione, lo fa, spesso, per amore dei propri alunni e per contribuire alla crescita culturale e umana dei propri discenti.
Non ho condiviso anche lo stile e i modi in cui quelle accuse sono state esternate, poiché non sono consone a un confronto civile. Il concetto principale del mio intervento si basava sul principio che l’istituzione scolastica insieme con quella comunale deve essere in primis esempio di un dialogo che sia la base per la crescita di una comunità.
Effettivamente conosco poco la realtà delle comunità grammichelese ma essendo anch’io un figlio del meridione purtroppo conosco molto bene la mentalità che aleggia in tante piccole realtà del sud.
Tredici anni fa, come ogni figlio/a del sud, sono partito verso le regioni settentrionali per lavorare.
Vivendo questa esperienza, ho riscontrato, nei paesi del nord in cui sono stato un modo diverso di vivere il proprio territorio.
Difatti, le persone dei vari comuni dove ho insegnato mi hanno fatto conoscere e apprezzare quei principi essenziali sui quali ritengo si costituisca e costruisca la società civile: il dialogo tra le istituzioni e i cittadini e la trasparenza nel comunicare soluzioni atte a risolvere le problematiche della vita quotidiana.
Questo riferimento non è casuale.
In questi giorni, dopo la giusta manifestazione per i diritti dei bambini, ho assistito alle solite chiacchiere di paese intrinseche di strumentalizzazioni politiche, che hanno avuto come scopo quello di sviare l’opinione pubblica dal problema principale, ossia il benessere dei giovani studenti ( il mio non vuol essere un attacco alle varie fazioni politiche presenti sul territorio, ma uno spunto di riflessione utile a non cadere in sterili polemiche nocive per il raggiungimento degli obiettivi, perché credo che la politica debba rappresentare lo strumento per la realizzazione di una comunità coesa,solidale e propositiva).
Riascoltando il mio intervento, per rafforzare la mia tesi, vorrei citare le parole dell’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis: “ Bene comune vuol dire coltivare una visione lungimirante, vuol dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire anteporre l’interesse a lungo termine di tutti all’immediato profitto dei pochi, vuol dire prestare prioritaria attenzione ai giovani, alla loro formazione e alle loro necessità. Vuol dire anteporre l’eredità che dobbiamo consegnare alle generazioni future all’istinto primordiale di divorare tutto e subito”.
Questa visione, da quanto mi è stato raccontato, ha ispirato, negli anni ’70, la comunità grammichelese che, unita e compatta, ha lottato per un bene primario come l’acqua. Purtroppo invece, come ho potuto constatare, oggi il popolo grammichelese è diviso su una
questione anch’essa importante il benessere dei più piccoli.
Il modo in cui le Istituzioni hanno agito dopo la manifestazione, spostando l’attenzione sia su soltanto alcune delle dichiarazioni rese durante la manifestazione (che, ripeto, vanno condannate e da cui mi dissocio formalmente), sia postando un video per far vedere che tutto funzionava, è stato sbagliato, perché tali interventi, aventi lo scopo di giustificare il proprio operato, hanno ancora di più creato una divisione della comunità cittadina.
Ciò, ovviamente, a mio modestissimo parere!
Il motivo cardine che mi ha spinto a scrivere questa lettera è il benessere di questa comunità, di cui sento di iniziare a farne parte.
Essere una comunità unita è fondamentale per una società civile. Storicamente gli uomini hanno vinto battaglie sociali, pur non condividendo le stesse idee, poiché quando l’obiettivo è vitale per la comunità, bisogna fare fronte comune superando ogni pregiudizio o “rivalità” e assumendosi le proprie responsabilità. Il popolo quando riscontra trasparenza e dialogo non giudica, ma si unisce.
Da cittadino rispetto le istituzioni e da insegnante cerco di trasmettere questi valori ai miei ragazzi.
Primo fra tutti, l’appartenenza alla propria comunità e il contributo al suo benessere. Ad essi spesso cito una frase di Nelson Mandela che incarna questo valore:
“Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene.
Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a sé stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?”
NELSON MANDELA

Con affetto il vostro nuovo concittadino Roberto Palumbo

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