di Salvatore Cannizzo
Il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’epidemia da COVID-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale e da oltre 100 giorni minutamente si ripete “tutti a casa, tutto andrà bene”. 30 giorni dopo il Governo emana il decreto del primo marzo, istitutivo delle misure applicabili nei comuni della zona rossa nelle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto e nelle province di Pesaro e Urbino e di Savona, essendo emerso il carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia da Covid 19, accompagnato dal veloce incremento dei casi su tutto il territorio italiano, e rilevato il persistente e forte rischio alla sicurezza sanitaria connesso all’insorgere di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. Con successivo dPCm datato 11 marzo 2020 vengono applicate misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio italiano. Le lancette dell’orologio Italia si fermano e segnano il nostro ingresso nel tempo sospeso, così ampliando l’umana conoscenza che riteneva esistenti solo 3 tempi: passato, presente, futuro. La somma di errori e l’imprudenza del non immediato intervento nel delimitare da subito le altre zone rosse, facilita l’espandersi dell’epidemia dall’ Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno. I governi sabaudi e del lombardo-veneto, fino a quel momento ritenuti eccellente espressione e faro organizzativo e luminosa luce per l’Italia tutta sbandano sotto i colpi del Covid-19, seppur atteso, preveduto e prevedibile nello sbarco sul suolo italico. Succede che a metà aprile anche la Magistratura vuole vederci chiaro sulla somma di errori nella gestione politico-sanitaria dell’emergenza, sia in ambito di organizzazione ospedaliera che di residenze sanitarie. Personalmente non mi ha mai convinto che la Politica, Urbi et Orbi, abbia proceduto ad attribuire la qualità di eroi a medici e personale sanitario (ad oggi circa 160 decessi), i quali, seppur consapevoli di accettare e svolgere il proprio lavoro/mission andando incontro al pericolo, siano stati avviati alla guerra senza il minimo equipaggiamento di mascherine, guanti e dispositivi di protezione individuale. E’ deplorevole che si faccia ricorso all’immaginario collettivo dell’ eroismo per nascondere e allontanare precise responsabilità che mettono in luce deficienze e incapacità organizzative. I politici delle risposte postume erano a conoscenza dell’arrivo del virus partito dalle terre del Milione: nei mesi finali del 2019 i social e le televisioni di tutto il mondo mostravano le immagini di una Cina aggredita dal virus e costretta alla difesa sanitaria. L’avvicinarsi del periodo della Quaresima segna l’inizio della quarantena italiana : tutti a casa, uffici pubblici e privati in modalità di lavoro agile, con asili e scuole chiuse per l’avvio all’attività didattica non in presenza, cioè fare scuola senza essere a scuola. Al pari della gente comune, i fattori produttivi accettano di entrare nel tempo sospeso; rimarranno fuori principalmente le attività agricole, i piccoli commercianti alimentari e la grande distribuzione, anch’essi eroi per il nostro quotidiano sostentamento. Andrà tutto bene e Io resto a casa il leitmotiv che ancora oggi persiste nelle nostre menti. Gli aiuti economici a pioggia annunciati verso tutti (crepi l’avarizia, nessuno deve rimanere indietro) tardano ad arrivare a destinazione, nonostante la minuta e quotidiana ubriacatura mediatica, simile a una nenia , annuncia una montagna di euro senza precedenti nella storia d’Italia. Fino ad oggi la liquidità annunciata/promessa non è stata avvistata nei paraggi delle tasche degli italiani. Così pure non si hanno notizie di Immuni, l’App italiana anti pandemia per il tracciamento della prossimità fra le persone; era stato annunciato che avrebbe avviato e accompagnato la Fase 2. Nel contempo dall’Istituto Superiore di Sanità fanno sapere: noi facciamo scienza (non altro). Moltitudine di annunci mediatici, imprudenza e pluralità di errori commessi segnano al 3 maggio 2020 la fine della Fase1. La politica delle risposte postume, prima dello spirare del termine, pensa bene di imbarcare e nominare un numero a tre cifre di esperti di diverse discipline: sociologi, psicologi, manager, economisti, commercialisti, giuristi ed esperti dell’organizzazione del lavoro (sinceramente si avverte l’assenza di letterati, filosofi, matematici, artisti, imprenditori, badanti, massaie e gente comune), col dichiarato compito di dialogare ed affiancare l’equipe che già oggi collabora con il Governo, al dichiarato fine di offrire un punto di vista nuovo e in un certo senso più ampio sulla crisi economica e sociale che stiamo affrontando: a loro spetterà il compito di trovare soluzioni nuove, diverse dal tempo sospeso, per accelerare l’uscita dalla fase recessiva nel minor tempo possibile. E la nave va: toglie gli ormeggi, solca e padroneggia le onde in mare aperto e si avvia verso il porto della Fase 2. Coincide, forse, con l’inizio della nuttata? I troppi ospiti sul ponte di comando analizzano, parlano e gesticolano, e con dotto sapere (?) costoro scrivono ricette curative per la sofferente Italia. In buona sostanza si deve ripartire per il tempo normale (il quinto tempo !): il business non può aspettare, la produzione deve riprendere, pena la perdita di fette economiche di mercato e posti di lavoro. Guardare oltre è l’imperativo che si afferma sempre più tra le chiacchere degli ospiti sul ponte di comando. Ma tutta questa circolazione di saperi sul ponte di comando, tutta questa babele, non finirà per confondere la navigazione in mare aperto della nave avviata ad altra sponda? Inizia la Fase 2: oltre 4,5 milioni di italiani riprendono a produrre beni e servizi e speriamo non i contagi. Continua il cessante martellamento: igiene, dispositivi di sicurezza sanitaria, distanziamento sociale, mascherine, guanti. Tutto tace e nulla si dice che ad oggi di mascherine e guanti siamo carenti e non se ne vedono all’orizzonte, invero se ne consiglia/obbliga l’uso. Ci si chiede se fra i numerosi ospiti presenti sul ponte di comando c’è ne sia qualcuno che abbia proposto la deducibilità della spesa di acquisto del dispositivo di sicurezza sanitaria: in buona sostanza, convertire la spesa sostenuta in costo deducibile da far valere in sede di dichiarazione dei redditi, al pari di qualsiasi altri ausili sanitari. Siamo in emergenza sanitaria, combattiamola anche con la deducibilità del costo delle mascherine, perché non è detto che quelle delle 50 centesime confortino tantissimo. E già che ci siamo: perché non avviare immediatamente il rimborso dei crediti Iva alle imprese e il rimborso della maggiore Irpef ai contribuenti persone fisiche? Costituirebbero certamente delle iniezioni di liquidità a favore della gente e delle imprese. Ad oggi non è dato sapere se torneremo dal parrucchiere per tagliarci i capelli; come i gestori di attività balneari dovranno garantire in sicurezza l’ora di sole nei mesi estivi; in che modalità in discoteca i giovani avranno accesso per il loro divertimento. Ad oggi non è dato sapere se sarà possibile in agricoltura avviare la coltivazione o la raccolta, atteso che la forza lavoro non è disponibile sui luoghi causa la limitazione dei movimenti delle persone, nonché i problemi connessi al lavoro irregolare degli immigrati non regolarizzati, i cosidetti invisibili che sono poi visibilissimi alla luce del sole. E’ legittimo aspettarsi delle risposte certe e sensate da parte degli ospiti sul ponte di comando, che al momento non pare abbiano fornito indicazioni lasciando le categorie produttive a inventarsi in che modo ripartire ? Il numero a 3 cifre di ospiti sul ponte di comando, che fanno? Fanno volontariato o la loro prestazione intellettuale viene soddisfatta ? Si assiste alla legittima rimodulazione in sicurezza sanitaria del posto di lavoro nelle fabbriche, mentre per il pubblico, la scuola per esempio, tutto tace su come migliorare gli assetti funzionali delle classi e degli uffici e la sicurezza dei lavoratori. Si sa solo che il 17 giugno dovrebbero essere avviati gli esami di maturità con commissioni in presenza, nonostante il Ministero dell’Istruzione abbia autorizzato la spesa di 85 milioni euro per il potenziamento della didattica a distanza attraverso l’acquisto di dispositivi elettronici, computer e tablet destinati agli studenti italiani. Ci si chiede se il dipendente pubblico scolastico abbia diritto o meno alla sicurezza sanitaria, un comparto che annovera oltre il 58% dei docenti, tra elementari e superiori, con età vicina ai 60 anni, ove si tenga conto che le indicazioni dell’INAIL , sempre in vista della Fase 2, in un documento sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, consiglia la “sorveglianza sanitaria eccezionale” per i lavoratori con un’età superiore ai 55 anni? Ma si, intanto pensiamo in grande o niente, pensiamo alla maturità dei diciottenni futuri votanti, nonostante a commento dell’approvazione della finanziaria siciliana si afferma che dobbiamo pensare e operare digitale. Babele? Agli ospiti sul ponte di comando piace pensare in grande o niente. Infatti, nell’ultimo dPCm, quello del 26 aprile (?), insomma quello dei congiunti (!), viene affermata la possibilità di partecipare al rito funebre con massimo di 15 dolenti e obbligo del morto, perché il morto è obbligatorio e senza non c’è funerale in chiesa. Siamo un Paese senza un minimo di protezioni individuali, senza guanti e mascherine, senza protezione individuale per il personale sanitario e gli eroi della Fase 1 sono nudi, persiste da 100 giorni la loro nudità. Tutti noi potenzialmente malati asintomatici, cioè malati silenziosi che non diamo luogo a sintomi fin quando il tampone scoprirà il virus dentro di noi, perché intorno a noi il virus c’è. Seppur non compreso fra le recenti nomine governative, che han riguardato l’esercito di ospiti sul ponte di comando, dalla sua Napoli milionaria Eduardo De Filippo benevolmente ci suggerisce: Adda passà ‘a nuttata ! In lingua latina hi sunt, questi siamo: ci piace pensare in grande o niente, e forse è per questo che niente realizziamo. Coraggio bellezza, è iniziata la Fase 2.