L’antica cittadella di Occhiolà fu rasa al suolo dal terribile terremoto dell’11 gennaio 1693. Il principe di Butera Carlo Maria Carafa dalla sua corte di Mazzarino soccorse i superstiti e fece edificare una nuova città in un sito più vasto e solido. Così il 18 aprile 1693 nacque Grammichele con una pianta esagonale concepita e progettata dal principe stesso e tracciata sul terreno da fra Michele da Ferla, architetto de’ Minori Osservanti.
La patrona di Occhiolà era santa Caterina, vergine e martire, alla quale era dedicata una cappella nella Chiesa Madre. Dopo il terremoto il principe Carafa volle eleggere come nuovo patrono della rinata città esagonale l’Arcangelo Michele. A san Michele fu intitolato pure il primo sestiere e il primo borgo della città di Grammichele.
In origine la festa del Glorioso Arcangelo, nostro protettore, si solennizzò l’11 gennaio con l’esposizione del SS. Sacramento in commemorazione dei defunti del terribile terremoto. A questa solennità seguiva pure quella liturgica del 29 settembre con analoga festa. Il nuovo protettore era invocato per esorcizzare il terremoto che, secondo la credenza popolare, era provocato dal demonio che solo san Michele poteva tenere fermo schiacciandogli la testa.
Nell’epigrafe incisa nella pianta di ardèsia conservata nel Palazzo Comunale il Grande nome di San Michele è l’auspicio che la terra non tremi più per distruggere, ma in ossequio della nuova meravigliosa creatura urbana rinata dalla cenere e dalle lacrime di Occhiolà. La patrona della distrutta Occhiolà, Santa Caterina d’Alessandria, fu così affiancata al nuovo patrono, cosicché almeno a partire dal primo quindicennio del secolo XVIII le due feste furono unificate e celebrate in un’unica data l’8 maggio, in ricordo dell’apparizione dell’Arcangelo nella grotta del Gargano in Puglia, avvenuta nel 490 d.C. Successivamente si provvide a costruire il baiardo e la vara ricca di decorazioni e dorature. Dopo che papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione i decurioni di Grammichele con apposita delibera del 1855 vollero che alla testa della processione dell’8 maggio fosse il simulacro dell’Immacolata, traslato dall’omonima chiesetta nella chiesa Madre già due giorni prima della solennità.
Nel 2001 è stata fondata l’Associazione Devoti di S. Michele e S. Caterina che ha ripristinato l’antica consuetudine, interrotta negli anni ’50, di portare i Santi Patroni a spalla, contribuendo a valorizzare tradizione e spiritualità. I devoti curano tutti particolari della festa: preparano i fercoli e i simulacri, fanno la questua, suonano le campane, organizzano la processione, provvedono allo spettacolo pirotecnico, all’illuminazione, alla banda musicale e accompagnano i Santi Patroni lungo l’itinerario per le vie della città esagonale con grande fede, devozione ed entusiasmo
Prof. Giuseppe Palermo